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27-10-1962

  • Immagine del redattore: Danny
    Danny
  • 27 ott
  • Tempo di lettura: 1 min
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Ci sono nomi che non si spengono con il tempo, ma bruciano ancora — come lampade lasciate accese in una stanza dove qualcuno è appena uscito. #EnricoMattei fu uno di questi. Uomo di Stato, ma non di sistema. Industriale, ma con la statura di un visionario. Fondò l’ENI come una repubblica nella Repubblica: autonoma, inquieta, orgogliosamente libera.

Sfidò i giganti del petrolio, le Sette Sorelle, parlò con l’Oriente e con Mosca, portò l’Italia nel mondo come soggetto e non come servo.

E per questo, pagò.

Il 27 ottobre 1962, un aereo precipita nei campi di Bascapè nei dintorni di Milano. Un guasto, si disse. Ma da quel relitto fumante — da quel fuoco freddo — comincia la lunga stagione dei misteri italiani. Chi volle spegnere la voce di Mattei? Chi temeva un’Italia padrona del proprio destino energetico e politico?

Nei capitoli XX e 21 di #ServaItalia, Mattei non è solo un personaggio, ma una chiave: la prima crepa nel muro del potere, l’uomo che aveva visto troppo lontano. E forse è proprio lì, tra i rottami del suo Morane-Saulnier, che nasce la vera trama del nostro Paese: una nazione condannata a inginocchiarsi ogni volta che osa alzare la testa.




 
 
 

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