Detto questo, dal titolo forse non si evince bene di cosa si sta parlando, se non per gli stretti appassionati.
Ebbene... stiamo parlando delle prime parole composte e musicate insieme da Lucio Battisti e Pasquale Panella nell'album ormai storico "Don Giovanni" che risale alla metà degli anni '80.
Un calcio nei denti al Battisti noto sino ad allora e che tutti adoravano mentre questo è diventato una sorta di musica elitaria e dedicata a pochi letterati ermetici.
Beh non è proprio così... questi testi non li capiscono nemmeno i letterati ermetici, ma la decifrazione (decrypting per usare un termine molto attuale) è riservato a quei pochi che si possono avvalere della chiave di decifratura, un po' come avviene nei messaggi cifrati che per essere decifrati occorre ricevere la chiave, chiamiamola, di lettura.
Intanto leggiamo o proviamo a leggere il testo:
In nessun luogo andai
Per niente ti pensai
E nulla ti mandai
Per mio ricordo
Sul bordo m'affacciai
D'abissi belli assai
Su un dolce tedio a sdraio
Amore, ti ignorai
E invece costeggiai Il lungomai
M'estasiai
Ti spensierai
M'estasiai
E si spostò
La tua testa estranea
Che rotolò
Cadere la guardai
Riflessa tra ghiacciai
Sessanta volte che
Cacciava fuori
La lingua e t'abbracciai
Di sangue m'inguaiai
Tu quindi come stai?
Se è lecito, che fai
In quell'attualità
Che pare vera?
Come stai,
Ti smemorai
Ti stemperai
E come sta
La straniera?
Lei come sta?
Son le cose
Che pensano ed hanno di te
Sentimento
Esse t'amano e non io
Come assente rimpiangono te
Son le cose, prolungano te
La vista l'angolai
Di modo che tu mai
Entrassi col viavai
Di quando sei
Dolcezza e liturgia
Orgetta e leccornia
La prima volta che
Ti vidi non guardai
Da allora non t'amai
Tu come stai? (come stai?)
Rimpiangono te
Son le cose, prolungano te
Certe cose
Potessimo materializzare questa chiave, potrebbe essere visualizzata con la parola "disamore" o "non amore" , ma qui non siamo in un algoritmo e quindi non è precisa questa chiave ma siamo in un cosiddetto range di chiavi e in un range di interpretazioni come sempre quando si parla di parole che possono averne migliaia se non milioni, considerandone le loro potenzialmente infinite combinazioni.
Bando alle ciance, si parte negando tutto ciò che è storia d'amore, in nessun luogo andai/ per niente ti pensai (ricordando io lavoro e penso a te... e il non poter non pensare a te della classica canzonetta d'amore) / nulla ti mandai / per mio ricordo (NON mi ritorni in mente).
Nella prima frase d'esordio Panella ha cancellato, complice Battisti , tutti i cliché , i luoghi comuni che hanno caratterizzato la canzone d'amore degli ultimi precedenti 50 anni, citando proprio ciò che aveva reso Battisti insieme a Mogol il più grande della canzone non impegnata di quegli anni.
Ma chi mi ha dato questa chiave di decifratura che mi ha aperto gli occhi e messo in grado di comprendere questi testi così ermetici?
un libro che avrei voluto già leggere ai tempi di questi album di Battisti dell'autore #AlexandreCiarla che nel saggio #daDonGiovanniaHegel ci fornisce queste ed altre chiavi di lettura e rilettura di questi testi che ricordiamo un po' tutti ma che pochissimi hanno saputo comprendere alla prima.
Poi si passa a un nuovo standard del duo ovvero le metafore marine ...
Sul bordo m'affacciai D'abissi belli assai Su un dolce tedio a sdraio Amore, ti ignorai
E invece costeggiai Il lungomai
parafrasi del lungo mare, nel mai contrario della costante usuale retorica del sempre delle smielate storie servite fino ad allora per la canzonetta italica.
ti spensierai : si nega il pensiero di te , si nega ancora "e penso a te" e la tua testa estranea , che rotolò... ciao! l'amata perde pure la testa finendo quasi in una sorta di un MUSICAL horror, invece che il classico perdere la testa per l'amata del classico poetare
cadere la guardai... infatti e si dimena come davvero in un horror e l'autore abbraccia l'ascoltatrice che vedendo questa scena orribile l'autore si preoccupa sul come stai, che fai, nella sua attualità che (pare) è vera.
E poi la straniera, che a me ricorda la luce dell'est come sta, come se lui non l'avesse mai conosciuta, perché creata da altro autore ...
e poi si torna all'essenza del concetto delle "cose" che pensano e hanno di te sentimento , esse t'amano e non io (cioè il cantante e l'autore) come assente rimpiangono te ... e soprattutto sono le cose che prolungano te ... ed esse t'amano (l'ascoltatrice) e non io...
l'indice estremo dell'apogeo della mercificazione della canzone è quello che il duo del non cantante e non autore vogliono estremizzare in questa canzonetta non più leggera...
e comunque mentre la canzone commerciale allieta come un gesto liturgico ed usuale l'ascoltatrice, dolcezza e liturgia/ orgetta e leccornia... il cantante e l'autore si defilano in un angolo , la vista l'angolai /di modo che tu mai/ entrassi col viavai / di quando sei
quindi ricapitolando :
la canzone è di DISamore, è una merce, una cosa , che pensa (e fa pensare) , si parla nella canzone dell'ascoltatrice (e solo di lei, non dell'ascoltatore)
loro (il cantante e l'ascoltatrice) si incontrano solo nel tempo in cui il brano si ascolta e si prolunga nel rimpianto a fine pezzo e che prolunga te ... ma solo certe cose (certe canzoni) ...
In effetti sono quasi 40 anni che continuo a pensare a cosa volesse dire questo pezzo... direi che si è prolungato abbastanza...
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Nota sul video:
tra i tanti è quello che più rende , ha un non so che di introspettivo e proiettivo; in un qualche modo mi ricorda anche Lynch . Tutto torna.
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