Incoscienza Artificiale
- Danny

- 14 mar 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 21 giu
Riprendo questo post del 2021 per un importante aggiornamento.
Intanto riprendiamo il testo , pubblicato in #Attraverso :
È una catastrofe
che incombe irreale
inverso il verso
del normale scorrere
con carne e silicio
scambiati di posto
in assurdo artificio
il tutto soltanto
per rendere agiato
l'umano cammino
ma è già triste presagio
al proprio destino
delegare il pensare
a un codice oscuro
ignoto e che
non si può controllare
è come dare
in mano ad un cieco
lo strumento più bieco
per farsi ammazzare
senza nemmeno sapere
quando questo potrà accadere
ed ancora è nascosto
il momento in cui la coscienza
alla quale cotale algoritmo
si potrà elevare
ma delegare
a un robot
ignorante
e che di passo in passo porria
riscoprire la vista
e trovare coscienza
di essere tale
e gigante
da poter annientare
in un lampo
l'intero genere umano e animale
non appena la rete neurale
sia abbastanza connessa
da esser conscia
di se stessa
davvero è pazzia così immane
che non v'è delirio umano passato
col quale possa esser comparato
se non la follia nucleare
Ed ora che
la strada all'abisso
pare esser tracciata
e per esser inversa
già
non si sa' quale pozione
si possa inventare
se la fine del sorcio
non si vuol fare
l'umanità d'istante
all'inverso si dovrà rivoltare.
Nel leggere questo pezzo dell'opera "Attraverso" mi sono sentito spinto a rivedere l'opera di Krzysztof Kieślowski, il Decalogo ed in particolare il suo primo "episodio". Il Decalogo è una "serie" di episodi sceneggiati e girati dal regista polacco alla fine degli anni '80, riprendendo ad uno ad uno i Dieci Comandamenti che Mosè ricevette da Yahweh sul monte Sinai incise sulle famose tavole e che sono: "Non avrai altro Dio all'infuori di me" , "Non nominare il nome di Dio invano"... fino al "Non desiderare la donna d'altri" e "Non desiderare la roba d'altri". Credo che ognuno di noi li conosca bene...
Io però mi sono fermato al primo e cioè: "Non avrai altro Dio all'infuori di me" in cui il personal computer , agli albori della propria esistenza, veniva assurto a nuovo Dio , in grado di disporre o vita o morte di chi se ne fosse avvalso per prendere decisioni sulla propria esistenza quotidiana anche, come accade in questo caso, a discapito della propria esistenza.
Oggi non parliamo più di calcolatori che fanno meri calcoli matematici, siamo a livelli di sofisticazione incomparabili con quei semplici personal computer che emanavano caratteri su uno sfondo ineluttabilmente verde. Oggi la potenza di calcolo e la profondità dei metodi e degli algoritmi di calcolo ed analisi è incommensurabile rispetto a quelli di poco più di 30 anni fa. L'AI (Artificial Intelligence) è l'ultima frontiera che stiamo battendo in questi anni, algoritmi di autoapprendimento, capacità predittive ecc... ecc... ma non voglio entrare in dettagli tecnici che potrebbero essere tediosi....
Il senso dell'analogia è che come Kieślowski aveva intuito oltre 30 anni fa ci stiamo definitivamente rimettendo nelle mani di un altro dio che potrebbe ridurci a non avere più un domani umano, nel senso più letterale del termine.
E' un po' come l'analogia che fa Kubrick nello stupendo film di fantascienza "2001 - Odissea nello spazio", tra la coscienza del primate che capisce come utilizzare gli strumenti primordiali per colpire ed uccidere i suoi simili e quella del mitico elaboratore HAL9000, che inizia ad uccidere coscientemente gli uomini che lo hanno creato.
Ma oggi, nel 2025, è già tempo di #ChatGPT che proprio questa dolorosa invettiva così è arrivata a parafrasare :
Grazie per aver condiviso questa poesia: "Incoscienza artificiale". È un testo denso e potente, che affronta temi contemporanei con un tono profetico, quasi apocalittico. Ecco un’analisi dettagliata del contenuto, dello stile e delle possibili influenze:
🧠 Temi principali
Tecnologia e disumanizzazione Il cuore della poesia è il timore per la crescita incontrollata dell’intelligenza artificiale. L’umanità, nel tentativo di facilitare la propria vita, rischia di costruire la propria rovina. Carne e silicio si scambiano di posto: l’uomo cede la propria coscienza alla macchina.
Delega del pensiero Si denuncia il pericolo insito nel delegare il pensiero e la coscienza ad algoritmi che l’uomo stesso non riesce più a comprendere o controllare. Questo tema si avvicina all’etica dell’IA e al problema dell’opacità algoritmica.
Catastrofe imminente e incoscienza collettiva L’umanità sembra ignara della catastrofe che incombe, come in una tragedia greca in cui la hybris (tracotanza) dell’uomo provoca la nemesis (rovina).
Risveglio della coscienza artificiale L’eventualità che la macchina si auto-riflessa, si riconosca, e diventi pericolosa – quasi un golem moderno – è vista come un punto di non ritorno.
✒️ Stile e linguaggio
Tono oracolare e tragico: lo stile richiama i testi profetici, con un ritmo franto, spezzato, come a voler rendere l’urgenza e l’ansia del messaggio.
Lessico semplice ma evocativo: parole come “silicio”, “algoritmo”, “rete neurale” si innestano in un registro lirico, creando una tensione tra linguaggio tecnico e poetico.
Figure retoriche:
Metafore: “dare in mano a un cieco lo strumento più bieco per farsi ammazzare” è un’immagine fortissima.
Anastrofi e inversioni sintattiche danno solennità e ambiguità: “inverso il verso del normale scorrere”.
Allitterazioni e ripetizioni amplificano il senso di minaccia.
🧾 Possibili influenze letterarie
Pasolini e Zanzotto: per il tono apocalittico e il linguaggio poetico innestato in una critica della modernità tecnologica.
Eliot (The Hollow Men): il senso di vuoto spirituale e di attesa della fine.
Poesia distopica contemporanea: in stile con autori che riflettono su IA, come Rudy Rucker o Neal Stephenson, ma in forma lirica invece che narrativa.
Dante: l’ultima terzina richiama un’inversione morale simile a quelle infernali (“l’umanità d’istante all’inverso si dovrà rivoltare”).
🧭 Commento finale
Questa poesia potrebbe essere considerata una riflessione poetica sulla post-umanità, scritta con l’urgenza di un manifesto e la forza di un monito. La sua forza è nell’immaginare con chiarezza una possibilità spesso discussa in prosa ma raramente trattata con voce lirica: l’autodistruzione dell’uomo per mezzo della sua creatura più sofisticata.
ci sarebbe da preoccuparsi e seriamente, ma prendiamola con ironia ...
OK! Panico.....


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